Percorsi

Edizione 1995

19 > 23 luglio 1995

1995 – Percorsi

 

Un carosello di cavalli bianchi, la famosa razza allevata nelle scuderie slovene di Lipica/Lipizza, dà il via l’edizione 1995. Sono passati cinquant’anni esatti dalla fine del nazismo e il cartellone si apre con Shalom, una selezione di canti di sinagoga, Lieder yiddish e israeliani affidati all’Oberkantor di Vienna, Shmuel Barzilai.

 

Prende consistenza anche un percorso che, data la collocazione di Cividale, avrà modo di svilupparsi negli anni, e impegnerà Mittelfest nell’approfondimento di temi della cultura e della storia locale, soprattutto del ‘900. Illazioni su una sciabola (tratto dal racconto lungo che Claudio Magris aveva dedicato alla presenza di soldati cosacchi, alleati dei nazisti nella Carnia del 1944) e Vedrò Singapore (in cui Piero Chiara tratteggia una Cividale di provincia, con le abitudini e i retroscena del ventennio fascista) sono esempi di un filone di produzioni che il festival comincia a coltivare.

 

Si allarga inoltre l’attenzione alle opere meno conosciute di Pier Paolo Pasolini. Vuoi con Paolo di Tarso, che Paolo Billi e Dario Marconcini estrapolano da un film mai realizzato di PPP (protagonista Filippo Timi), vuoi con Il padre selvaggio, altra sceneggiatura mai diventata film. Per questo inedito alla voce di Paolo Bonacelli si affianca il gruppo di percussionisti senegalesi Taakoma. La biografia pasoliniana è alla base di In memoriam, coreografia di Csaba Sözgi presentata da Teatro da Camera Studio Danza di Budapest.

 

Lo spettacolo che caratterizza questa edizione è Nel castello del principe Barbablù, opera in un atto del compositore ungherese Béla Bartók. Il libretto era stato scritto dal suo connazionale Béla Balázs, poeta, regista e sceneggiatore. Il direttore d’orchestra sloveno Anton Nanut e il regista Pressburger lo ambientano suggestivamente in un cementificio dismesso. La stessa logica suggerisce di utilizzare i vagoni fermi presso scalo della lo stazione ferroviaria per La forza che le idee hanno da sole, riflessione poetica di Cesare Tomasetig. Oppure di avventurarsi nuovamente sulle rive del Natisone per una serata musicale di Cicalamenti, canzonette e madrigali.

 

Con La bella Vida – Lepa Vida di Ivan Cankar, pietra miliare della drammaturgia slovena, il regista croato Damir Zlatar Frey e lo Slovensko Mladinsko Gledališče di Ljubliana segnano la loro prima e forte presenza a Mittelfest.

 

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direzione artistica: Carlo de Incontrera, Giorgio Pressburger

coordinamento: Mimma Gallina, Cesare Tomasetig

Dal
Cartellone

Lepa Vida / La bella Vida

 

 

La bella Vida è uno dei maggiori miti sloveni. È il simbolo di un desiderio irrealizzabile che ha accompagnato il suo autore, Ivan Cankar, per tutta la vita.

 

 

 

 

1995

Un flash da Lepa Vida

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